CARMEN, MON AMOUR
Teatro ITALIA
via Bari,18 – ROMA
3 Maggio 2017 ore 21
4 Maggio 2017 ore 18
info: tel. 06.44239286; cell.340.2487915
Musica di George Bizet
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée
Direttore d’Orchestra M° Sergio Oliva
Regia e drammaturgia M° Stefano Piacenti
Scenografia, costumi e luci M° Stefano Piacenti
Orchestra “Il Villaggio della Musica”
Direttore artistico M° Wally Santarcangelo
Biglietto unico: 20 euro intero; 15 euro over 65, under 18, CRAL.
Direttamente al botteghino del Teatro ITALIA tutti i giorni (tranne la domenica) dalle 10 alle 15 e online www.teatroitalia.info
Informazioni: tel. 06.44239286 (h 10-15), cell.340.2487915 www.ilvillaggiodellamusica.it info@ilvillaggiodellamusica.it
durata 2 ore circa
Giovani star della lirica in un nuovo allestimento firmato dall’ affermato regista, drammaturgo e attore Stefano Piacenti.
Mercoledì 3 Maggio 2017 alle ore 21, e Giovedì 4 Maggio 2017 alle ore 18 il Teatro Italia, inaugurato da Pietro Mascagni nel 1930, torna alle sue antiche genesi come Teatro d’opera con uno spettacolo “CARMEN, Mon Amour” con momenti recitati e cantati; Carlo Altomonte vestirà i panni di Prosper Mérimée, Stefano Piacenti nel ruolo stesso de Il Regista, e Lillas Pastia, il giovane attore Emanuele Piacenti. Un cast di giovani cantanti professionisti diretti dal M° Sergio Oliva a capo dell’ Orchestra “Il Villaggio della Musica”, il quale emancipando l’orchestra dal ruolo di mero sostegno al canto, la trasforma in strumento volto a esprimere gli stati d’animo dei personaggi e il senso generale dell’azione, al quale conferiscono organicità alcuni temi, ricchi di inflessioni spagnoleggianti per ricrearne la precipua ambientazione, impiegati come reminiscenze. Lo spettacolo sarà impreziosito dalla straordinaria complicità e presenza di ballerini di flamenco.
La produzione è curata dalla professoressa Wally Santarcangelo, Direttrice Artistica dell’Associazione Il Villaggio della Musica e del Concorso Lirico Internazionale “Ottavio Ziino”.
La magia della musica dell’opera CARMEN che fa da assoluta protagonista. Uno spettacolo “zingaro” insomma in cui prosa, canto e balletto si dipanano senza soluzione di continuità in un travolgente vortice di passioni e musica, che vi incanterà e vi ammalierà, come la bella CARMEN.
NOTE DI REGIA
Carmen, mon amour! è uno spettacolo che vuole rendere un po’ di giustizia a Carmen, non in quanto personaggio (il quale forse alcune cosucce da rimproverarsi le ha), ma come donna. Va da sé, che nell’occasione è ancora un uomo a pensare un’operazione su di lei, ovvero io stesso. Forse, però, non è poi così importante chi fa giustizia (o in tutta buona fede crede di farla), ma che giustizia sia fatta. È per questo che “evocare” lo stesso Mérimée, il “papà” di Carmen, sulla scena, per far raccontare a lui le cose e porgli delle domande, non dovrebbe risultare per il pubblico né idea sorprendente – non è neanche così originale, se è per questo – né provocatoria: c’è ancora chi si scandalizza a teatro?
Cercare per il regista di dialogare con l’autore può essere al contrario artifizio persin divertente, ma col serissimo scopo di ricercare quelle ragioni che possono aver indotto lo scrittore francese a voler raccontare la storia di questa giovane donna gitana, tratteggiata coi cliché già usati e abusati dalla letteratura europea già ai suoi tempi. Che poi sono quelli della zingara bella ma infida, ladra e sensuale, infedele e amante della libertà a costo della morte, egoista e generosa allo stesso tempo, provocante danzatrice dalla irresistibile malia che promana dalle sue origini orientali, insomma della femme fatale. Quanto ciarpame, quanto trovarobato, quanta cartapesta in questa storia “d’amore e de’ cortello”! Ma quanto fascino anche in questo materiale polveroso pronto ad ogni (ri)produzione a darsi una lustratina e a presentarsi col vestito della festa per il sacrificio rituale della scena-plaza de toros tra grida di evviva e folle in delirio. Non senza la rivoluzionaria musica di Bizet, sempre pronta a rinnovarsi proprio come la sua protagonista, operaia sporca e sudata la mattina, ballerina di flamenco e fascinosa amante la sera, nel suo vestito a balze, nei suoi ori da regina degli zingari.
Seguiamo dunque il racconto di Don José, un altro uomo dunque!, anzi l’uomo del destino, quello che le carte predicono dovrà uccidere Carmen e morire appresso a lei impiccato. La narrazione della sua vita tuttavia non è l’esposizione del suo “punto di vista”, ma finisce che la stessa vita dell’amante maschio prende significato proprio da quella dell’amante femmina e si scopre così che il ritratto che tanti uomini fanno di Carmen non sono di per sé completi e non fanno che comporre un puzzle in cui ciascun uomo (Mérimée, Bizet, don José, il Regista, il Direttore d’orchestra, Capitan Zuniga, etc. etc. etc.) mette la “sua” tessera e nessuno di loro ne possiede la soluzione.
È la suprema astuzia di Carmen, capace di gabbare tutti continuando a sgusciar via come un serpente del Nilo.
Dedichiamo lo spettacolo a tutte le donne che, in un modo o nell’altro, sono vittime del “punto di vista” maschile.
Stefano Piacenti